I due discepoli di Emmaus

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discepoli emmaus

(Traduzione dal greco e commento a cura di Don Carlo De Ambrogio)

[13] Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, [14] e conversavano di tutto quello che era accaduto. [15] Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. [16] Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. [17] Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino? ”. Si fermarono, col volto triste; [18] uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni? ”.

[19] Domandò: “Che cosa? ”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; [20] come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. [21] Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. [22] Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro [23] e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. [24] Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.[25] Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! [26] Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? ”. [27] E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. [28] Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. [29] Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. [30] Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. [31] Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. [32] Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? ”. [33] E partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, [34] i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. [35] Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

(Lc 24,13-35)

La prima apparizione del Signore risorto, raccontata da Luca, avviene ai discepoli di Emmaus. Questo racconto descrive il passaggio dalla tristezza degli sfiduciati alla gioia di chi ha ritrovato il Messia: quel passaggio, con la risurrezione del Signore, sì compie non solo nei discepoli di Emmaus, ma in tutti i credenti. I due discepoli hanno riconosciuto Gesù come «profeta, potente nelle opere e nelle parole, davanti a Dio e a tutto il popolo». L’hanno sognato come colui «che avrebbe liberato Israele». Ma si sono smarriti nella loro fede, a causa della croce. Un Salvatore crocifisso è per loro qualcosa di inconcepibile. Non credono alla risurrezione. Hanno sentito l’annunzio delle donne, ma non ne accettano il messaggio. La realtà della croce li ha sconvolti tanto che lasciano Gerusalemme, delusi.

Gesù spiega loro la Scrittura. E dalla Scrittura ricava e fa capire il valore della sofferenza nel grande piano salvifico di Dio. «Non era forse necessario che il Cristo patisse per entrare nella gloria?». La passione e la croce dell’Unto di Jahvè corrispondono al piano misterioso di Dio. E questo piano di Dio traspare dalla Scrittura: «Poi, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro quanto lo riguardava in tutte le Scritture». La vera esegesi è cristologica.

Il commento cristocentrico dell’Antico Testamento è fondato e giustificato da Gesù stesso. Ogni altra interpretazione della Bibbia si ferma al suono esterno delle parole e si chiude alla comprensione del senso più profondo della Scrittura.

Gesù si rivela personalmente nello spezzare del pane: «I loro occhi allora si aprirono e lo riconobbero». Alla spiegazione della Scrittura si aggiunge il mistero dello spezzare del pane, cioè dell’Eucaristia.

Già prima che i discepoli di Emmaus lo riconoscessero, Gesù era in mezzo a loro e se ne percepiva l’efficacia. «Non ci sentivamo forse ardere il cuore dentro di noi, mentre ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?». Un fuoco misterioso esce da Cristo. Una frase apocrifa di Cristo dice: «Io sono il fuoco; chi mi è vicino, è vicino al fuoco». L’unione a Gesù fa battere il cuore. Senza Gesù, i cuori rimangono ghiacci e spenti.

Certezza e gioia

In Marco e in Matteo, la Risurrezione scoppia come un uragano che stupisce gli animi e sembra interrompere il corso della storia.

Luca invece dilata il tempo dell’episodio di Emmaus, quasi avesse potuto prevedere che, venti secoli dopo, certe anime più curiose della sua avrebbero desiderato capire quale sia il cammino di una mente umana nella comprensione di un’apparizione. Nel medesimo tempo, Luca condensava, alla maniera degli antichi storici greci, il corso degli avvenimenti ufficiali.

In questo modo intendeva accontentare l’anima giudaica a cui piace collocare la storia parziale nella storia totale e divina. La Risurrezione viene presentata come il compimento d’un piano divino molto antico. I tempi nuovi cominciano tranquillamente. Luca ingrana la Risurrezione in questo contesto; spiega la consapevolezza e la certezza che se ne ebbe; rende il mistero assimilabile alla natura dello spirito umano.

Il racconto delle donne presenti presso il sepolcro è ricomposto da Luca in una luce umana: gli angeli sono degli uomini; sulla loro bocca è posta una frase, in se stessa sublime: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?»; ricordano una parola di Gesù in Galilea, ma non predicono apparizioni in Galilea. Le donne annunziano quanto hanno visto agli apostoli, che non vi prestano fede. Tuttavia Pietro corre al sepolcro e rimane stupefatto.

Allora Luca racconta l’episodio di Emmaus, che è in definitiva una spiegazione psicologica, scritturistica, teologica, delle apparizioni. I discepoli, dopo aver riconosciuto Gesù nello «spezzare del pane», tornano a Gerusalemme dove vengono a sapere che il Signore è già apparso a Pietro.

In questo racconto traspare la preoccupazione di rispondere a certe obiezioni come quelle che Teofilo, a cui il Vangelo è dedicato, poteva rivolgergli: obiezioni che si intravedono anche nei cristiani di Corinto, ai quali aveva scritto San Paolo. Non sarà un fantasma il Cristo risorto? Luca fa toccare con mano, si può dire, che il Risorto non è uno spettro. Gesù presenta le sue mani e i suoi piedi per far costatare la propria umanità. Ma ciò non basta, perché anche questa potrebbe essere una visione. Gesù chiede che tocchino le sue membra. Va oltre: mangia alla presenza dei discepoli. Così propone il suo corpo come oggetto di esperienza e nel medesimo tempo come oggetto-testimone della sua risurrezione. E poiché nonostante tutto sussiste lo stupore, egli spiega la sua Passione e la sua Risurrezione illuminando le Scritture.

Insomma, Luca immette il Risorto nella storia, per quanto gli è possibile, per quanto poteva desiderarlo un giudeo, per quanto può esigerlo un moderno. Ma Gesù, mentre ricollega la sua manifestazione alla storia passata (Mosè, i Profeti, i Salmi), annunzia la storia futura, l’apostolato in tutte le nazioni «cominciando da Gerusalemme», che è la cerniera degli spazi, come la Risurrezione è la cerniera dei tempi.

Egli annunzia che li invierà nel mondo e che manderà loro lo Spirito Santo.

Poi li conduce con sé a Betania, e li benedice. «E accadde che mentre li benediceva, si separò da loro». Una versione dice: «Fu portato nei cieli».